mercoledì 10 dicembre 2008

Per cosa li paghiamo

Leggo su Corriere.it un articolo molto educativo sul fatto che al deputato leghista On. Matteo Salvini sia stato misteriosamente cancellato l'account su facebook. Di per sé la notizia sarebbe interessante quanto questa: Rossano: né Ivana, né Belen «È Milu Vimo la donna del mio cuore» (sempre sul corriere, a dimostrazione che i finanziamenti pubblici ai giornali son soldi ben spesi). Tuttavia l'articolo sul leghista nascondeva nella sua inutilità un lato interessante: verso la fine, infatti, il buon Matteo avanzava qualche ipotesi sulle motivazioni dell'atto, giacché il messaggio di Facebook era in inglese e lui non lo capiva. Fortunatamente nessuna ipotesi comprendeva complotti veterocomunisti o furti da parte di Rom. L'idea secondo lui più fondata era una cancellazione per troppo uso perché, parole sue, «La sinistra ha fatto ostruzionismo alla Camera dei Deputati, e ha parlato per cinque ore filate. Le alternative erano il suicidio o il computer. E quindi io sono stato lì, ad ammazzare il tempo, smanettando con la mail e con Facebook». Complimenti! Altri soldi del contribuente spesi benone! La noia è comprensibile, io non riesco a star a sentire nessuno dei politici per più di cinque minuti. Figuriamoci cinque ore. Però starli a sentire non è il mio mestiere. Il mio mestiere è lo studente, perciò finché dovevo stavo quattro ore al giorno a sentire lezioni di fisica, non proprio frizzante cabaret. Me lo sono scelto e lo faccio. Non credo che Salvini sia stato rapito dalle Camicie Verdi, trascinato scalciante ed urlante fino a Roma ed infine sbattuto e legato su quella sua poltrona. Se così fosse la democrazia sarebbe utopia. Ma siccome non lo è (ancora), suppongo che anche lui se lo sia scelto il suo lavoro. Perciò potrebbe fare qualcosina di più per guadagnarsi il suo bell'assegno, i viaggi gratis, il contributo sull'affitto a Roma, il vitalizio per quando non sarà più eletto e tutti gli altri regalini di cui usufruisce insieme ai suoi compagnucci collegucci (cit). E che paghiamo noi. La cosa migliore che sa fare è depositare un'interrogazione al ministro delle comunicazioni per far luce sull'avvenimento. Poi ci si lamenta che il Parlamento è lento. Se fossimo un Paese serio quest'uomo andrebbe espulso e andrebbero messi dei filtri alla rete del Parlamento. Ma ahimé credo gli verrà concessa addirittura una risposta. Avanzo quindi una proposta: mandiamo a casa i parlamentari che si annoiano, gli diamo 2000 euro al mese, zero privilegi aggiunti, divieto di rimettere piede a palazzo o ricandidarsi, ma una PS3 o una XBox360 (a scelta) per ciascuno. Saranno ugualmente soldi buttati (e da parte loro rubati), ma saranno molti molti meno di ora. Read more!

sabato 6 dicembre 2008

The Trash is Back

Lo so, lo so, sono stato piuttosto latitante di recente. La fisica è un'amante esigente. Ma mi farò perdonare, o odiare di più, con un nuovo viaggettino nel trash. L'avvio è un brano (sfortunatamente) noto a chiunque accenda una radio da qualche tempo a questa parte: Novembre di Giusy Ferreri. Una lagna insensata che fa nascere il sospetto che quello Salvatore Lo Piccolo potesse non essere l'arresto più urgente da fare a Palermo. Ma un rimedio lo pone l'infinita fantasia dei cittadini di Napoli, nella persona di tal Luca Sepe, che ci regala questa riedizione dedicata al nuovo idolo dei tifosi del San Paolo:


Come direbbe Michele, questo dimostra che nella vita niente è gratis. Il brano è ricco di spunti («non voglio essere volgare ma m'attizzi») su cui non sto qui a soffermarmi perché il punto d'arrivo del nostro viaggio è una delle risposte a questa hit partenopea.
Ebbene sì, non è finita! Un certo Andrea Napoleone, che potremmo definire "nuovo Gigi d'Alessio" o "Robbie Williams vesuviano", risponde a tono al buon Sepe, confermandomi che il limite inferiore alla qualità possibile di un brano (o video) è molto, molto più giù di quello che pensavo. Molto.


Con quel sottilissimo gioco di parole nel ritornello! Un'ulteriore conferma che il problema dei rifiuti di Napoli è tutt'altro che risolto. Se lo volete in HD ve lo andate a pigliare da soli sul TuTubo.
Chi non ne avesse ancora avuto abbastanza troverà un altro valido contendente in Anna da Nola. In chiusura vi ricordo che, come sempre, i grandi maestri della musica trash sono i latino-americani. Infatti anche questo caso danno il loro contributo i tifosi del San Lorenzo (ex squadra del "pocho") che gli avevano già dedicato questa canzone.
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martedì 18 novembre 2008

Not in my name

Come testimonia questo articolo di Repubblica, il premier italiano si è reso protagonista di un'altra imbarazzante buffonata. Speriamo che prima o poi qualcuno gli faccia capire che essere simpatici è bene, ma che i vertici internazionali non sono il Bar Sport. O una crociera di cui lui deve intrattenere gli ospiti. Se poi davvero la Merkel si era recentemente lamentata di Sarkò perché troppo informale andiamo bene.
Direi che si potrebbero ampliare gli scopi del noto sito notspeakinginmyname.com affiancandogli anche un «not acting in my name»... .com... A dire che il popolo italiano non è fatto interamente di gente che non capisce dove sta e quale sia il momento opportuno per certe cose.

PS: fortuna che non ero lì a vedere una delle mie due nazionalità rendersi infantilmente ridicola di fronte all'altra. Sarebbe stato davvero umiliante.
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domenica 16 novembre 2008

Song of the Week 17/11/08

Artista: Duke Ellington and His Orchestra
Titolo: Sophisticated Lady
Album: n/a
Anno: 1932
Genere: Swing



Altro pezzo che potrebbe stare nella colonna sonora di un film di Woody Allen, anzi, c'è stato! Questo meraviglioso pezzo di Duke Ellington apre infatti La Maledizione dello Scorpione di Giada, nel pieno rispetto della tradizione che vuole i film del genio di Brooklyn iniziare sempre con gli stessi titoli di testa e sempre con brani swing in sottofondo. Tradizione interrotta negli ultimi lavori, ma è un'altra storia. Il pezzo, che come ho detto trovo splendido, ha trovato anche una certa longevità oltre gli anni delle Big Band, a differenza dei primi due brani visti in questo periodo swing. La struttura molto più lineare e tradizionale (rispetto ad esempio a Begin the Beguine) gli conferisce infatti una notevole duttilità, che ha permesso tra l'altro alcune interessanti incarnazioni fusion, che contano tra i loro interpreti nomi come Marcus Miller e Jaco Pastorius (con Toots Thielemans). Il primo potete trovarlo nel suo album Silver Rain, il secondo nel piuttosto raro album Donna Lee: Live at Budokan 82, in mancanza del quale c'è YouTube ;) Enjoy!


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lunedì 10 novembre 2008

Song of the Week 10/11/08

Artista: Glenn Miller Orchestra
Titolo: In the Mood
Album: n/a
Anno: 1939
Genere: Swing


Torniamo al nostro viaggio in quell'era splendente di gradinate, leggii, distese di ottone e tizi tutti vestiti uguali che suonano assieme quell'ottone stando su quelle gradinate. Questa settimana un altro super classico. Non proprio nella sua incarnazione originale, mancando soprattutto l'autore e originale direttore dell'orchestra, Glenn Miller, qui sostituito da Tex Beneke. Miller, maggiore dell'areonautica statunitense, scomparve durante la Seconda Guerra Mondiale in un misterioso incidente aereo. Il brano è evidentemente più strutturato di Begin the Beguine, prestandosi anche all'improvvisazione, come vediamo fare dai tre sassofonisti e dal trombettista circa a metà canzone. Dopo l'introduzione, infatti, è immediatamente individuabile un tema in struttura AABB, su cui si basano del resto anche le parti improvvisate. La prima parte del tema è ripresa anche dopo i soli. Soprattutto nella prima parte è assolutamente inconfondibile il "Miller Sound", caratterizzato dall'unisono clarinetto-sassofono, mentre in seguito tendono a farsi sentire di più le trombe. L'esecuzione è brillantemente coreografata, con divertentissimi siparietti, soprattutto da parte dei tromboni. Enjoy!
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giovedì 6 novembre 2008

Tall, Dark(ie) and Handsome

Quando è coi russi dà sempre il meglio di sé! Dopo il celebre gesto della mitraglia
Esibito in compagnia dell'amico Putin, oggi il caro Primo Ministro italiano (col cavolo che me lo sentirete chiamar Presidente) si è superato e, durante una conferenza stampa col suo omologo russo Medvedev, ha avuto la simpatia di dire che Obama sarà facilmente amico della Russia perché «è giovane, è bello ed è anche abbronzato». Se non credete alle vostre orecchie (o se domani prova a smentire) ecco le prove:


Notare come qualche timida e un po' forzata risata dalla platea di cronisti appaia solo dopo l'attacco dato da Dimitri, il galoppino dello Zar.
Perché uno abbronzato debba esser amico dei russi ancora non ci è stato detto, ma sorvoliamo.
Per amore di me stesso non ho voluto andar a vedere come l'evento sia stato commentato all'estero. Ma qualcuno s'è accorto che la cosa poteva essere interpretata come offensiva (soprattutto se detta da uno che si fa la lampada) e l'ha fatto presente al nostro capocomico. La risposta è stata che era un complimento, che chi non lo capisce non ha umorismo ed è un imbecille. Stavolta ha evitato il tormentone del «sono stato frainteso», un po' stantio e inflazionato, ma ha coronato il tutto con un solenne «se scendono in campo gli imbecilli, siamo fregati».
Ma questo noi, caro Primo Ministro, già lo sapevamo! Da una quindicina d'anni almeno...


PS: quest'ultima era ovviamente una battuta. Chi non lo capisce non ha senso dell'umorismo ed è un imbecille
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mercoledì 5 novembre 2008

The Dark Side of Obama

Evitiamo facili ironie sul titolo e sul fatto che Obama è nero.
Questo post vuole avvertire il mondo di una gravissima minaccia: non tutti sanno chi sia davvero Barack Obama. Egli ha un lato oscuro, infatti ha permesso che venisse fatto questo:


e non solo!


Quest'uomo ha autorizzato altri crimini, come questo:


Scherzi a parte, questo risultato è estremamente significativo: una larga vittoria, anche in termine di voti effettivi, per quel movimento che promuove un cambiamento che speriamo davvero avvenga.
VIVA OBAMA!!

PS: lo so che è tutto repertorio, sono video che avevo già postato. Ma sono troppo trash per non riproporli per festeggiare la vittoria del «nuestro gran amigo»
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lunedì 3 novembre 2008

Song of the week: 03/11/08

Artista: Cat Stevens
Titolo: Father and Son
Album: Tea for the Tillerman
Anno: 1970
Genere: Folk

Interrompo il break swing. Trovo che questa canzone sia incredibilmente esemplificativa della non-comunicazione generazionale. Sebbene questi giorni di protesta abbiano poco a che spartire con gli anni Sessanta e Settanta (a cui si riferisce la canzone), credo che tutti, specie i "padri" dovrebbero ascoltarla ogni tanto, per ricordarsi com'è avere 20 anni, delle idee, voglia di cambiare ciò che non va e sentirsi solo dire di ascoltare, senza a propria volta essere ascoltati. E magari farsi un'idea di cosa provano gli studenti in questi giorni, quelli che "non hanno voglia di studiare". Perciò niente analisi questa settimana, ma solo il testo della canzone. Enjoy!

Father
It's not time to make a change,
Just relax, take it easy.
You're still young, thats your fault,
There's so much you have to know.
Find a girl, settle down,
If you want you can marry.
Look at me, I am old, but I'm happy.

I was once like you are now, and I know that it's not easy,
To be calm when you've found something going on.
But take your time, think a lot,
Why, think of everything youve got.
For you will still be here tomorrow, but your dreams may not.

Son
How can I try to explain, when I do he turns away again.
It's always been the same, same old story.
From the moment I could talk I was ordered to listen.
Now there's a way and I know that I have to go away.
I know I have to go.

Father
It's not time to make a change,
Just sit down, take it slowly.
You're still young, thats your fault,
Theres so much you have to go through.
Find a girl, settle down,
If you want you can marry.
Look at me, I am old, but I'm happy.
(son-- away away away, I know I have to
Make this decision alone - no)
Son
All the times that I cried, keeping all the things I knew inside,
It's hard, but it's harder to ignore it.
If they were right, I'd agree, but it's them,you know, not me.
Now theres a way and I know that I have to go away.
I know I have to go.
(father-- stay stay stay, why must you go and
Make this decision alone? )
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giovedì 30 ottobre 2008

Cos'è successo a Piazza Navona?

Due sono le versioni. Entrambe, a mio parere, piuttosto parziali e poco attinenti a quella "Verità" che vorrebbero testimoniare. Da una parte il racconto agghiacciante di Curzio Maltese su Repubblica, dall'altra il video di Blocco Studentesco sul loro sito. Il primo potrebbe essere soggettivamente amplificato, come qualsiasi racconto. Il secondo, presentando dei tagli, può essere altrettanto artificioso. Secondo Maltese, Blocco Studentesco ha compiuto una specie di azione squadrista pestando manifestanti inermi con la connivenza della polizia, intervenuta solo all'arrivo dei ragazzi dei centri sociali. Nell'altra versione, Blocco Studentesco manifestava con gli altri, è stato a più riprese provocato e infine è stato aggredito con lancio di bottiglie. La mia opinione in questo momento voglio tenermela per me. Stabilire chi ha iniziato è un'attività infantile, non degna di discussione. Quello che mi interessa sono due punti: il primo, da entrambi i racconti traspare una colpevole assenza delle forze dell'ordine che, come dice il nome stesso, avrebbero dovuto tutelare l'ordine. Secondo Maltese, infatti, la polizia avrebbe dato carta bianca, se non addirittura aiuto e protezione a questi "squadristi", mentre dal video di Blocco Studentesco si vede chiaramente che le due opposte fazioni sono tenute separate da un cordone formato dagli stessi studenti, anzi da alcune ragazze. La seconda questione è che le immagini, sia quelle del video che varie foto sui giornali, parlano piuttosto chiaro: nel furgone di Blocco Studentesto c'erano bastoni e altre armi improprie. Che le avessero portate per «proteggere il proprio diritto a manifestare», per darle addosso ad altri studenti, polizia, passanti o qualunque altro bersaglio, questo gruppo era arrivato in piazza organizzato e pronto alla violenza. Il che è inaccettabile e dovrebbe trovare una condanna unanime del movimento studentesco. Ho tralasciato la questione dei "buuuu" e degli "scemo... scemo..." di Blocco Studentesco contro un uomo che intonava "siamo tutti antifascisti" poiché, sebbene l'antifascismo sia un valore di cui dovrebbe farsi parte, custode e protettore chiunque si professi democratico, cori di questo tipo non avevano alcuna attinenza con la manifestazione, il fenomeno rientrerebbe perciò nella sezione "ha cominciato prima lui".
Nella speranza che la risposta a questi fatti resti quella che per ora è (manifestazioni pacifiche ed appelli trasversali all'unità nel movimento), resta la preoccupazione che il governo voglia attuare una strategia "cossighiana" sfruttando, se non fomentando, episodi di ordine pubblico per togliere consenso popolare alla protesta. Ma se davvero il 70% degli italiani è con loro, come mai ne hanno bisogno? Read more!

mercoledì 29 ottobre 2008

Un duro colpo

Era troppo bello per essere vero: una protesta trasversale, studenti di destra, sinistra e centro che si univano per contestare un attacco frontale al loro futuro. Invece in poco tempo si è riusciti a bruciare tutto nel solito, vecchio e stravisto falò ideologico. All'interno dell'aula del Senato IdV e PD protestano timidamente con striscioni contro l'approvazione del decreto Gelmini poi escono unendosi agli studenti che protestano all'esterno (mettendosi alla testa del corteo). Intanto, in Piazza Navona, un gruppo di Blocco Studentesco (gruppo affiliato all'estrema destra) carica la manifestazione degli universitari prima di essere disperso dalla polizia. Il danno di immagine è colossale. Dato poi che l'intero movimento faceva forte leva sulla propria immagine, sulle proprie fantasiose iniziative volte a fare notizia in senso positivo, l'evento sfiora le proporzioni della catastrofe. Benché si tratti infatti di un singolo fatto isolato e che non si tratti in realtà di scontri tra ragazzi e polizia, la risonanza mediatica del fatto è esplosiva: 3 ragazzi in ospedale e una ventina arrestati fanno molta più notizia di 20 città in cui si fanno lezioni in piazza o manifestazioni civili e prive di episodi violenti. Specie se gli eventi negativi avvengono a Roma. Il secondo a mio parere grossissimo errore è stato fatto dallo stesso movimento studentesco romano. Accettare politici in testa al corteo degli studenti sono un segnale molto forte e non condivisibile con la trasversalità propria del movimento. Ad esempio, dubito che uno studente di orientamento PDL veda di buon occhio Anna Finocchiaro alla testa del proprio corteo. In più, a prescindere dal colore politico, c'è chi (come il sottoscritto) ritiene che l'opposizione sia colpevole quantomeno di favoreggiamento, avevano avuto la possibilità di contrastare la legge 133 (già DL 112) e i suoi tagli e non avendo fatto un tubo quando era il momento. Facile ora salire sul carro di chi protesta. Ben vengano se vogliono protestare, come sono benvenuti insegnanti, genitori, bidelli, operai, costruttori di barche o chiunque sia sinceramente contrario a questi provvedimenti insani. Ma devono stare in mezzo al corteo, con gli altri, non in testa. In secondo luogo mi duole dire che il movimento è caduto in alcune banalità: gli universitari non hanno particolari motivi per protestare oggi, l'appena convertito DL 137 riguarda più che altro la scuola elementare (maestro unico, grembiuli). Con questo atteggiamento si offre il fianco a chi accusa gli studenti di non sapere contro cosa stiano protestando, di essere usati dalla sinistra, di fare lotta ideologica eccetera. Questo mezzo harakiri comunicativo, affiancato al cataclisma di immagine materializzatosi in Piazza Navona sono un colpo durissimo al movimento intero, quale che sia la città o il grado scolastico coinvolto. Read more!

martedì 28 ottobre 2008

LaStampa e i numeri della protesta

Un articolo su LaStampa ha svegliato la mia curiosità e il mio spirito di indagine: ero curioso di capire se questa "maggioranza silenziosa" di studenti che non appoggiano la protesta fosse davvero una maggioranza.


L'articolo (Scontro sul Web: "Fateci studiare" - tra l'altro non firmato) parla dei gruppi Facebook che si oppongono a occupazioni-manifestazioni-proteste (trattandoli anche come fenomeni equivalenti) oppure appoggiano il ministro Gelmini e/o la sua riforma. Cito: «"La maggioranza silenziosa", come si autodefiniscono questi studenti, si sta mobilotando per farsi conoscere e per difendere il diritto di tutti allo studio, violato, a loro parere, da chi ha occupato le università.». Benché concluda dicendo che «La legge dei numeri, comunque, incorona vincitori nell'arena virtuale di Facebook gli studenti contrari al decreto Gelmini», dal tono dell'articolo si deduce una specie di testa a testa con una pesante rimonta di questa autodefinitasi maggioranza silenziosa. Allora cos'ho fatto? Ho fatto un lungo giro su Facebook e ho raccolto dei dati che fossero più precisi di "il gruppo anti-occupazione più numeroso conta 1400 iscritti, ma poi i protestanti sono di più". Non ho assolutamente la pretesa di uno studio scientifico serio, volevo solo fornire qualche numero che, sebbene un po' grezzo, non desse adito ad interpretazioni come le parole dell'anonimo giornalista de LaStampa.
Il risultato è il seguente. Nella protesta, in un modo o nell'altro, entrano 89980 iscritti (che non significa per forza utenti singoli). Esistono 275 gruppi, per così dire, "a favore" della attuale protesta universitaria, per un totale di 77905 iscrizioni, di cui 15794 "nuove". A questi si oppongono 74 gruppi che vogliono interrompere le proteste, contando un totale di 12075 iscrizioni, di cui 5549 "nuove". Se la matematica non è un'opinione, i contro sono circa il 13% del totale. Che non mi pare una maggioranza. Quello che è vero è che il numero di questi contro-protestanti cresce più velocemente: i nuovi iscritti sono il 46% a fronte del 20% dell'altro campo. Questo è però fisiologico, poiché da un lato il movimento di protesta è rallentato dalla propria estensione e dall'impossibilità di crescere sempre a velocità costante. Dall'altro lato, la contro-protesta è più nuova e meno estesa e ha quindi tutti i vantaggi corrispondenti alle limitazioni del movimento di protesta. Tutto il fenomeno è comunque complesso ed estremamente fluttuante per il momento e molti numeri sono cambiati anche nel corso della mia indagine, sia da un lato che dall'altro. Ciò che si può inconfutabilmente dire è che questa contro-protesta si sta allargando, ma resta enormemente inferiore nei numeri al movimento opposto.

Nota: Non sono sicuro di aver intercettato tutti i gruppi coinvolti, ma avendo ricercato con parole chiave "occupazioni", "133/08" e "gelmini" penso di aver preso un campione significativo. A breve, comunque, metterò anche a disposizione la tabella completa dei dati raccolti.
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lunedì 27 ottobre 2008

Song of the Week 27/10/08

Artista: Artie Shaw
Titolo: Begin the Beguine
Album: n/a
Anno: 1935
Genere: Swing



L'appetito vien mangiando... e allora inizio questo tuffo nel passato, in brani che sembrano usciti dalla colonna sonora di film di Woody Allen. Iniziando proprio da quel Artie Shaw di cui si parlava l'altro giorno e proprio nel brano che ha generato l'episodio narrato nel post. Il brano (di Cole Porter del '35) è in realtà piuttosto articolato per essere nato nell'era d'oro dello swing, infatti esce dalla comune struttura a 32 battute, ma più in generale si libera da quella struttura tematica che è caratteristica di tutti quelli che sono standard jazz. Non vi è, infatti, una precisa strutturazione in sottotemi ripetuti, vi è piuttosto un tema portante ripetuto inizialmente, seguito da un primo tema secondario, poi una prima breve ripresa del primo, un lungo interludio e il finale. Non a caso, a differenza di molti altri famosi temi da swing o musical, questo bellissimo brano non ha avuto importanti incarnazioni nel be-bop né in altre correnti jazzistiche successive. La struttura, infatti, lo rendeva poco adatto a piegarsi ai fantasiosi svolazzi solistici di Parker, Gillespie e compagni. L'esecutore è obbligato a seguire la forma data da Porter, ottenendo interpretazioni diversificate in stile (da Shaw a Parker perfino a Julio Iglesias) ma sempre mantenendo questa struttura di base. Passato di moda lo swing, questa rigidità è stata in parte la rovina del brano che non ha seguito l'evoluzione del jazz, pur rimanendo una pietra miliare. Shaw si prende praticamente tutte le libertà possibili: cambia tonalità rispetto all'originale, riarrangia il brano per la sua big band, lascia il suo sassofonista libero di portare qualche variazione al tema, come lui stesso fa aggiungendo pregevoli abbellimenti lungo tutto il brano. Enjoy!
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sabato 25 ottobre 2008

Cervelli in procinto di fuggire

Una breve chiacchierata avuta oggi pomeriggio mi ha schiarito le idee su quello che penso e sto provando in questo periodo. Perciò ho deciso di scrivere questa lettera, nella speranza che qualcuno la legga e capisca che forse gli studenti non protestano solo per non fare lezione, ma perché sono davvero incazzati. Io personalmente non so quanto protesterò, ma è perché ormai sono piuttosto scoraggiato, disilluso e pessimista.

Caro Paese,
l'istruzione è la chiave per il futuro. Nel mondo moderno il sapere e l'imparare sono importanti più che mai per dare ai giovani condizioni d'esordio decisamente ottimali. Lo scopo primario perciò consiste nell'offerta delle migliori opportunità di istruzione per i nostri bambini e ragazzi, perché la "materia prima" intelletto è la risorsa più preziosa che abbiamo.
Non sono parole mie, sono quello che pensa dell'istruzione il governo bavarese, che infatti ha tra le sue uscite la voce più importante l'istruzione, che da sola ricopre ¼ delle spese. Esiste quindi qualcuno per il quale l'istruzione è veramente una risorsa e un investimento. Probabilmente hanno anche strutture più adeguate ed organizzate delle nostre, ma questo è conseguenza dell'impegno a crearle, al fine di formare meglio i propri giovani. Del resto qualunque imprenditore sa che per far partire il circolo virtuoso della propria azienda occorre un investimento, l'iniezione di un capitale iniziale.
Tuttavia, quello che ho visto fare negli ultimi anni, sia da destra che da sinistra, è stato una presa d'atto che la scuola italiana non funziona, che il piazzamento degli studenti medi nei ranking internazionali di preparazione colava a picco, che scuole e università sprecavano ingenti risorse. Tutto vero, ma ciò che n'è seguito è stata una serie di tagli punitivi, senza alcuna pretesa di riorganizzazione per renderle efficienti. Questo innesca il meccanismo opposto, come dovrebbe ben sapere il nostro attuale Premier, laureato in economia e capitano d'impresa di successo.
Invece si procede con ulteriori tagli ai fondi, costringendo le università a tagliare le offerte agli studenti. A cominciare dalle borse di dottorato, fondamentali per quei (pochi) studenti usciti da facoltà scientifiche. Niente dottorati significa niente ricerca, quindi niente progresso. In un momento in cui “competitività” è una parola chiave nel dibattito politico, questa è una mossa oltremodo suicida.
C'è un altro punto: dopo essersi fatti in quattro per cinque (in realtà più) anni, aver studiato come e probabilmente più di altri, ci si ritrova abbandonati a se stessi. Anche nel caso si consegua un dottorato, il blocco delle assunzioni per giovani in cambio di pensionandi toglie le ultime speranze alla giovane forza lavoro. Ci si ritrova dunque con un capitale di talenti, di abilità, di conoscenza non valorizzato perché, evidentemente, ritenuto poco utile. Mentre è un capitale notevole: sebbene lo studente italiano medio si piazzi malino nelle classifiche, lo studente di fisica, matematica e altre materie scientifiche è molto quotato sulla scena internazionale, basti pensare ai numerosi Nobel, anche recenti, provenienti o legati all'Italia (da Rubbia a Salam, tanto per fare due nomi) e al numero enorme di italiani al CERN di Ginevra.
Ebbene, esistono paesi che questo capitale invece lo valutano eccome, come dimostrato dal bilancio bavarese. Quando dovrò scegliere come e dove procedere la mia formazione o iniziare la mia carriera lavorativa questo sarà un fattore determinante per me come, credo, per molti miei colleghi. Perciò quel capitale di cervelli, nonché il capitale reale, monetario, impiegato per formarli verrà in sostanza regalato all'estero: dagli Stati Uniti alla Germania, dalla Spagna alla Francia. Alla faccia della difesa del made in Italy.
L'unica conclusione che posso trarre, caro il mio Paese, è che qui la dirigenza non è interessata a me. Ed essendo in democrazia, dove la dirigenza è eletta dal popolo, ne devo dedurre che neanche al popolo interessano molto le mie capacità. Devo dire che questo mi offende. Dopo aver speso il mio tempo e il mio impegno per crescere e formarmi per poter alla fine dare il mio contributo alla società e far qualcosa di buono, vedo tutto questo buttato via. Il mio sforzo, quello che è stato il mio unico impegno e lavoro per gli ultimi 16 anni e, probabilmente, per i prossimi 4-5 non è niente, non serve. Sì, sono decisamente offeso.
Perciò la già prevista decisione di andarmene e di lasciarti, caro Paese, non sarà più soltanto una questione di prospettiva o, se vogliamo, di ambizione personale, sarà anche un atto di protesta. Non me ne andrò solo per premiare me stesso e i miei sforzi con un lavoro e una vita che li valorizzino, ma anche per punire te. Me ne andrò con coscienza e finanche volontà di regalare quei soldi e queste capacità ad altri, penalizzandoti così doppiamente. Non ci saranno rimpianti: chi non valuta questo tipo di sacrificio non lo merita, chi non comprende cosa potrebbe avere da me e da tutti quelli come me non merita quello che abbiamo fatto per lui, né merita di avere quello che avremmo ancora da dare.
Stammi bene

Karl
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Occupazione 2.0

netlog
riforma
youtube
finanziaria
badoo
facebook

Perché questi collegamenti strani? Perché, come spiegano loro stessi, sono una forma di protesta.

Pur non condividendo soprattutto i tempi di questa protesta studentesca (stiamo protestando due mesi dopo l'approvazione della legge), sono convinto che sia giusto farsi sentire, e siccome quelli che dovrebbero rappresentarmi in parlamento non mi rappresentano, credo di dovermi arrangiare. Avendo qualche difficoltà a partecipare alle forme più "materiali" di protesta (causa studio), sono stato ben felice di partecipare a questa forma di protesta tecnologica. Poi, appena avrò finito di raccogliere il materiale, arriverà un post sulla "riforma" in sé. Questo tipo di iniziative, così come quelle elaborate dagli studenti di Milano (sulle quali segnalo un bell'articolo di Curzio Maltese oggi su Repubblica) sono, credo, le migliori risposte possibili a parole come quelle irresponsabili pronunciate da Cossiga, che probabilmente ha confuso il termine "repubblica" con "Impero di Guerre Stellari". D'altro canto quando a scuola ci andava lui sull'abecedario c'era "...C come Ciuco - D come Duce...", data l'atmosfera e sentendo parlare di grembiuli e maestri unici si sarà sentito trasportare indietro a quei gloriosi tempi, quando i treni arrivavano in orario...
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giovedì 23 ottobre 2008

Pubblicità automatiche

Breve post per condividere questo divertente episodio: stavo cercando informazioni sul brano Begin the Beguine di Cole Porter, arcinoto nell'interpretazione di Artie Shaw. Perciò googlo "begin the beguine chords" e tra i vari risultati mi esce questo sito di tablature per chitarra, che attribuisce il brano allo stesso Shaw. La sequenza di accordi è preceduta da un po' di pubblicità, tra cui il fatidico annuncio: «How to play like Artie Shaw? You can play guitar exactly like Artie Shaw! Interested?»... E ora? Cosa gli rispondiamo? Che Artie Shaw probabilmente suonasse la chitarra meglio di quanto mai farò io in tutta la mia vita è un dato di fatto. Magari giocava anche molto bene a backgammon, ma direi che più che altro era un clarinettista...
Qualche volta le macchine sanno essere proprio divertenti!

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lunedì 20 ottobre 2008

Song of the Week 20/10/08

Artista: Béla Fleck and the Flecktones
Titolo: Hoedown
Album: Live at the Quick
Anno: 2002
Genere: Fusion



Detesto ripetermi, ma questa settimana sono stato ingolfato con lo studio. Perciò posto in ritardo e senza analisi. Per giunta ripetendo la band della settimana scorsa (nonché la più abbondante della rubrica) con un ulteriore OverTime di cover (originale di Emerson, Lake & Palmer). Che ci volete fare, quando si deve far un lavoro rapido si gioca in casa. Vedere il mio profilo last.fm per credere... Divertentissima la parentesi iniziale con il suonatore di tabla. Album assolutamente consigliato, anche se rarissimo in Italia (come tutta la produzione dei Flecktones). Enjoy!
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mercoledì 15 ottobre 2008

La Cosca di Montecitorio

Durante la campagna elettorale destra e "sinistra" promettevano cambiamenti. Qualcuno fece anche proprio il motto Yes, we can! di Obama (prontamente dismesso dallo stesso Barack circa il giorno dopo). Ci promettevano un cambiamento nella classe politica, si trovavano tutti d'accordo sul fatto che la "casta" non dovesse essere più tale: meno stipendi, meno parlamentari, meno inquisiti, basta ai condannati (benché qualcuno avesse escluso i "perseguitati"). Ora non solo queste promesse sono finite nel dimenticatoio, ma assistiamo ad un clientelismo assolutamente sfacciato e insolente. Mentre il gregge applaude rintronato dagli spot.
Tutti sanno che il clientelismo è sempre esistito, non siamo ingenui, ma non in questo modo così arrogante e mafioso. Al momento sono sospese nel vuoto le elezioni di due importanti figure: il presidente della commissione di vigilanza sulla Rai e nientepopodimenoché un giudice della Corte Costituzionale (quella che deve decidere se il Lodo Alfano sia legale). Il PdL propone per questa carica il nome di Gaetano Pecorella. Senza ridere. Pecorella è un uomo inquisito per favoreggiamento ai terroristi di Piazza della Loggia, quindi a rischio di condanna, è ex avvocato di Berlusconi e, ovviamente, attualmente deputato del PdL. Perciò nella Corte che decide la costituzionalità delle leggi ci sarebbe una persona che quelle leggi le ha votate e che quindi parte estremamente prevenuta (a favore o contro) sulla loro costituzionalità. Nel caso particolare dovrebbe giudicare su un provvedimento, l'Alfano, che protegge il presidente del partito di cui lui stesso è membro (anzi deputato) nonché suo ex-assistito. Facile immaginare quale sia la sua opinione. In un momento in cui si discute e ci si cruccia di leggi ad-personam questa proposta è offensiva quasi quanto la Carfagna alle pari opportunità. Per non ricordare ancora il processo in corso per favoreggiamento. L'opposizione (per modo di dire) che fa? Dialoga. Dialoga tra sé, per un giorno e mezzo, prima di decidere che non si può fare. A questo punto entra l'intimidazione che avevamo già visto ai tempi della vicenda Alitalia: il PdL dice che "il percorso per una nomina alla vigilanza Rai ora si potrebbe fare più accidentato". Perciò velatamente ma chiaramente, come solo Vito Corleone avrebbe saputo fare, fanno capire che o passa il loro uomo o sta ancora tutto fermo. E la colpa sarà solo del PD che non vuole piegarsi. Così come in Alitalia era solo colpa dei sindacati che non volevano accettare il contratto proposto.
Chiudo con una piccola citazione che mi pare sia adeguata ad una riflessione sulla situazione e su ciò che cercano di venderci come democrazia. Pare anche con successo.
Tirannide indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo. -V. Alfieri, Della Tirannide, Libro I

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lunedì 13 ottobre 2008

Song of the Week 13/10/08

Artista: Béla Fleck and the Flecktones
Titolo: Spain
Album: n/a
Anno: 1993
Genere: Fusion



Per quella che è l'ultima cover della serie, arriva una notevole chicca: Spain eseguita dai Flecktones. Con un uomo in meno (Coffin ancora non era arrivato), un pò più magri e, onestamente, tutti molto peggio pettinati rispetto a come si presentano oggigiorno. Però sempre ugualmente virtuosi. Il pezzo si struttura nella classica introduzione tratta dal Concerto de Aranjuez eseguita da Fleck accompagnato da un vellutato sottofondo di basso e da un francamente un pò invadente Futureman alla batteria. Dopo l'introduzione il pezzo segue l'arcinota struttura originale di Corea: stacco, primo tema, stacco con unisono prima voce-basso, tema. Passato questo tema si apre una notevole sezione dedicata al solo di basso. Nel primo minuto Wooten strizza l'occhio a Patitucci e Clarke (con in più quel tremolo incredibile) dando spazio a frasi veloci e complesse, dopodiché si abbandona ai suoi classici giochi di ritmica, al double thumping e ad una serie di noti e tecnicamente molto complessi effetti percussivi (con scivolata lungo il manico) che culminano nella sua mossa più famosa: ruotare il basso attorno al corpo. Finito il solo la band rientra nel tema dando poi spazio a Fleck per il proprio solo, che rientra, dopo un cambio di tonalità, nel tema. Poi un bel passaggio di banjo riporta al tema, poi lo stacco, arricchito dall'interessantissima variazione ritmica, poi il finale. Curiosità: dopo aver fatto ruotare il basso, a Wooten resta incastrato il cavo nelle meccaniche, problema viene sistemato con non-chalance da Fleck con una mano mentre suona con l'altra!! Enjoy!
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lunedì 6 ottobre 2008

News from South Park

Per chi non seguisse assiduamente le vicende della "tranquilla città di montagna" del Colorado, siate avvertiti che mancano circa 2 giorni al ritorno della 12° stagione, che ripartirà con un episodio incentrato sull'Unico e Solo Eric T. Cartman, che cercherà di fermare l'ascesa cinese prima che questi invadano gli Stati Uniti. Inoltre, come vedete, è in uscita (domani, 7 ottobre) un doppio DVD dal titolo The Cult of Cartman: 12 episodi uncensored del Grande Eric, più contenuti speciali tra cui 12 lezioni di vita come questa
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Song of the Week 6/10/08

Artista: Keith Jarrett
Titolo: Over the Rainbow
Album: Live in Tokyo
Anno: 1984
Genere: Jazz



Questa settimana Keith Jarrett interpreta l'arcinoto classico di Arlen e Harburg scritto per Il Mago di Oz del 1939, ma mai inserito nella pellicola per l'opposizione di Louis B. Mayer - l'ultima "M" della hollywoodiana MGM, tanto per intenderci. Il brano è una classica ballad, di una semplicità e contemporaneamente di una bellezza disarmanti, mentre l'interpretazione di Jarrett (basata sul classico tema e variazioni) è di enorme intensità, del livello che solo un geniale interprete quale lui è può raggiungere. Pertanto ritengo sarebbe superfluo e quasi dannoso un qualunque mio tentativo di analisi del brano, che vi lascerò godere nella sua purezza, senza tediarvi con considerazioni tecniche che, credo, lo spoglierebbero di parte della magica poesia di cui è ammantato. Enjoy!
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lunedì 29 settembre 2008

Song of the Week 29/09/08

Artista: Pat Metheny
Titolo: Don't Know Why
Album: One Quiet Night
Anno: 2003
Genere: Jazz



Altra originale cover. Questa volta è il grandissimo Pat Metheny che ci propone la sua versione di questo instant classic di Norah Jones. Il brano ha una struttura molto semplice: introduzione, poi il tema con struttura AABB, ripetuto subito dopo ma con originali variazioni da parte di Metheny. A questo punto si ritorna al tema principale, ma il chitarrista ne esegue solo la prima parte (AA) per poi arrivare ad una complicata successione di accordi che costituisce il finale del pezzo. Il tema è un 4/4 costruito sulla pentatonica maggiore di Do (l'originale è in Si-b). La parte A del tema si può a sua volta dividere in una parte costruita sulla semplice pentatonica discendente e un breve "ritornello", un po' come si trova in molti blues. La parte B è invece costruita sulla scala maggiore completa, in realtà quasi una scala dorica poiché poggia infine sul II grado (il Re, nella versione di Metheny). Apprezzabile anche l'accompagnamento "al basso" con cui Metheny dà ritmicità al pezzo: un classico accompagnamento "in 2" (ovvero suonando sul primo e terzo quarto della battuta). Enjoy!

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lunedì 22 settembre 2008

Song of the Week 22/09/08

Artista: Eumir Deodato
Titolo: Also Sprach Zarathustra
Album: Prelude
Anno: 1973
Genere: Fusion



Continua la raccolta di curiose "cover". Questa settimana col brasiliano Eumir Deodato e la sua originale (e famosissima) versione funky-jazz di Also Sprach Zarathustra di Richard Strauss, nota ai più grazie al film 2001: Odissea nello Spazio. In realtà anche questa versione ha una sua importante collocazione cinematografica, facendo da sottofondo in Oltre il Giardino (nella scena in cui Chance esce dal giardino). Il brano è in 4/4 e costruito interamente attorno al riff di accompagnamento suonato dalla mano sinistra dell'organista. Il riff entra subito dopo una breve introduzione introducendo immediatamente il tema, ovvero il classico pezzo di Strauss, intervallato da alcuni "fill" di organo. Dopo 8 battute di passaggio dominate dal basso si passa al lunghissimo blocco costituito dai soli: prima quello di organo, seguito da quello di chitarra, poi di nuovo il tema seguito dal finale. L'uso di un'orchestra "classica" affiancata a strumenti elettrici ed elettronici conferisce a tutto il pezzo un'atmosfera molto 70's. Enjoy!
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domenica 21 settembre 2008

Restyling

Ed ecco a voi la nuova veste grafica del blog! Potrebbe arrivare ancora qualche piccolo ritocco, ma saran cose di poco conto. Intanto, grazie a Marco, abbiamo anche aggiunto la possibilità di separare i post dai loro riassunti. La funzionalità entrerà in funzione con la Song of the Week di domani. Read more!

mercoledì 17 settembre 2008

Non solo Travaglio

Il blog Voglio Scendere (che trovate anche tra i "consigli assortiti" qui a destra) è noto ai più per ospitare opinioni e post di Marco Travaglio. Ma Travaglio non è solo, vi segnalo in particolare i post di Peter Gomez (soprattutto l'ultimo) che trovate qui linkati:
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/?r=85823
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lunedì 15 settembre 2008

Song of the week: 15/09/08

Artista: Charlie Hunter Trio
Titolo: Come As You Are
Album: Bing, Bing, Bing
Anno: 1995
Genere: Jazz
Questa settimana andiamo a trovare Charlie Hunter che ci confeziona col suo trio (Dave Ellis al tenore, Jay Lane alla batteria) una gustosa cover di questo celeberrimo brano dei Nirvana. La composizione presenta subito come pezzo d'atmosfera: la chitarra "clean" e il sax ricamano appoggiano la melodia su una batteria delicata, giocata su piatti e rullante, e su quello che appare un contrabbasso. Ma la band è un trio, il contrabbasso dov'è? Ebbene, Hunter su questo "bara": infatti suona una chitarra a 8 corde che, grazie alla sua notevole abilità, gli permette di suonare efficacemente anche la linea di basso durante tutto il pezzo. Molto interessante su questo notare anche la ricerca sonora: sia i bassi che gli alti sono perfettamente bilanciati, dando proprio l'idea di un contrabbasso e di una chitarra separati. Da notare anche l'interessante uso da parte di Hunter di armonici ed effetti percussivi che lasciano un'impronta caratteristica ed originale in tutto il pezzo, già di per sé sorprendente. Se non altro per la differenza dalla versione dei Nirvana. Dal punto di vista ritmico il pezzo parte in 4/4 (con l'intro di Smells Like Teen Spirit, altro "smash hit" dei Nirvana) per poi passare senza soluzione di continuità ad un 6/8 che dà un tocco notevolmente più "jazzistico" alla melodia. La struttura del tema è quella del pezzo originale: dopo l'introduzione e qualche battuta "a vuoto", troviamo due blocchi costituiti da 8 battute di strofa e 4 di "bridge", ripetuti due volte prima del ritornello. In sostanza una struttura AABAABC. Dopo il ritornello si inserisce la variazione: invece che rientrare nella strofa, la band usa 4 battute di passaggio per introdurre il solo di chitarra, che perde la struttura originaria e termina in un nuovo ritornello, seguito da un analogo passaggio e poi solo di sax. A questo punto il pezzo riparte praticamente dall'inizio, ripetendo l'intero tema, terminato il quale si va in calando. Sembra un finale, ma in realtà la dinamica sale repentinamente in un nuovo solo di sax che ci porta al finale. Enjoy!

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giovedì 11 settembre 2008

LHC, questo sconosciuto

Scrivere degli esperimenti al CERN per un giornalista non è semplice: devi andare fino a Ginevra, metterti un ridicolo casco colorato di plastica, scendere in caverne tappezzate di cemento 100 metri sotto terra per vedere un mucchio di ferro, silicio e cavi, devi addirittura stare sveglio durante la conferenza in cui il malcapitato fisico cerca di spiegarti cosa stanno facendo e perché lo stanno facendo. Non tutti ce la fanno. Così si sentono giornali, telegiornali e radio usare confusamente le parole "nucleare", "big bang", "buco nero", "particella di Dio" e "apocalisse" tutte vicine, ed è perfettamente comprensibile che la gente poi si spaventi. Ma i termini scientifici messi a casaccio non sempre hanno senso, perciò vediamo di fare un po' di chiarezza col noto metodo "fatti una domanda e datti una risposta". Non ho la presunzione di avere un'altissima conoscenza fisica, ma tanto basta per dare un'idea di massima per chi non ne ha affatto (e non è una colpa) e, spero, per contrastare un po' questo terrorismo mediatico.

Lo so che è un post lunghissimo, ma qualche domanda la potete saltare se già ne conoscete la risposta.

Cos'è LHC?
Per rispondere iniziamo dando un'idea di massima del funzionamento degli apparecchi chiamati collider: vi sono due "piste" circolari, in ognuna circola un pacchetto di particelle, in una si gira in un senso, nell'altra nel senso opposto. Le piste sono costituite ognuna da una fila di tubi disposti in modo da formare un anello, in cui è stato fatto il vuoto. Attorno ai tubi sono avvolte delle bobine percorse da una corrente elettrica molto intensa che genera un campo magnetico all'interno del tubo che dà un "calcio" in avanti le particelle, accelerandole. Perciò ad ogni tubo che passano, le particelle ricevono un "calcio" in avanti e accelerano. Dopo poco tempo raggiungono una velocità molto prossima a quella della luce. A questo punto le due piste vengono fatte incrociare e le particelle di una e dell'altra si scontrano tra loro, come in un autoscontro. Attorno al punto di scontro viene posto un rivelatore capace di "vedere" quanta energia si è liberata nello scontro e cosa si è prodotto da esso. LHC è l'acronimo di Large Hadron Collider, ovvero un grosso (large) collider che lavora con particelle dette adroni, nel nostro caso principalmente protoni. Si trova sotto il confine franco-svizzero nei pressi di Ginevra ed è provvisto di un anello lungo 27 Km costituito da più di 1500 tubi. LHC ospita quattro esperimenti: CMS, Atlas, LHCb ed Alice, ognuno dei quali è dotato dei suoi rivelatori dislocati in caverne sotto terra lungo l'anello e di una sua quota di scontri tra particelle creati sotto i suoi rivelatori in modo da raccogliere i dati.

Che tipo di esperimenti si fanno con un collider?
Tutto comincia da Einstein e la sua celeberrima equazione E=mc^2, ovvero l'energia di un corpo (fermo) è pari alla sua massa per il quadrato della velocità della luce. Ma vale anche l'opposto: un'energia sufficiente può "trasformarsi" (può, non lo fa sempre) in una particella la cui massa è data proprio dall'equazione di Einstein (in realtà si trasforma in una coppia di particella-antiparticella, ma non è importante per questa spiegazione). Quello che si fa in un acceleratore di particelle è prendere una particella esistente, accelerarla tantissimo (quindi farle guadagnare energia) e farla scontrare con un'altra particella. Lo scontro libera energia, che può trasformarsi in altre particelle. La differenza tra un collider e un altro acceleratore è che nel primo si fanno scontrare due particelle entrambe accelerate, quindi si produce moltissima energia: basti pensare alla differenza tra un'auto che si scontra contro un muro a 100 km/h e un frontale tra due auto entrambe a 100 km/h, il secondo è molto più violento. La maggiore energia liberata permette di produrre particelle di massa superiore, quindi di scoprire particelle nuove (come cercheranno di fare gli esperimenti Atlas e CMS) oppure di indagare più approfonditamente particelle o altri effetti già noti prodotti nello scontro (come si farà negli esperimenti LHCb e Alice).

Cosa c'entra il Big Bang?
LHC è una macchina molto molto potente, gli scontri tra protoni al suo interno produrranno energie elevatissime (per le scale atomiche), il che corrisponde a ricreare in piccolo condizioni praticamente identiche a quelle in cui si trovava l'universo pochi miliardesimi di secondo dopo il Big Bang. Un miliardesimo di secondo, per le scale temporali usate nello studio del Big Bang è in realtà un tempo molto lungo, basti vedere questa figura: sono già passate l'Epoca della Grande Unificazione e l'Epoca Elettrodebole. Sebbene durino poche frazioni di secondo, il fatto che si chiamino Epoca dà un'idea della loro importanza.

Cos'è la "Particella di Dio"?

"Particella di Dio" è l'etichetta infelicemente affibiata ad una particella, il bosone di Higgs. L'incolpevole bosone non ha assolutamente nulla a che vedere con un presunto essere superiore creatore dell'universo e onnipotente, non più di quanto ne abbia l'elettrone o il fotone almeno! Il bosone prende il nome dal prof Peter Higgs che per primo ne ha ipotizzato l'esistenza. La teoria di Higgs dice in pratica che l'universo è pervaso da queste particelle, le quali interagiscono, "parlano" se vogliamo, con tutte le altre particelle e tra loro. Il risultato dell'interazione tra un bosone di Higgs e un'altra particella (o un altro Higgs) è che la seconda particella ottiene la propria massa. Basandosi sulle ipotesi del prof Higgs sono stati fatti molti calcoli teorici perciò della sua particella sapremmo moltissimo, solo che non sappiamo se effettivamente Higgs avesse ragione. Il compito principale degli esperimenti Atlas e CMS è proprio vedere se dagli scontri tra protoni si produce il bosone di Higgs. I fisici sanno già dove andrebbe cercato questo bosone e LHC è in grado di produrlo. Resta da vedere se effettivamente lo si trova, se succedesse sarebbe un passo enorme in avanti nella conoscenza dell'universo.

Cos'è questa storia dei buchi neri?
Un buco nero è un oggetto di massa talmente grande da modificare pesantemente lo spazio-tempo che lo circonda. La possibilità che LHC crei dei microscopici buchi neri c'è, ma nulla a che vedere con i buchi neri cosmici: LHC lavora con protoni, ovvero frazioni grandi circa 100 mila volte meno di un atomo. Secondo la cosiddetta Teoria dell'Evaporazione di Hawking, inoltre, questi buchi neri sarebbero troppo piccoli e si auto-consumerebbero in una frazione di secondo.

Moriremo tutti?
Stando a quello che dice il biochimico tedesco Otto Rössler sì. Secondo me pure. Fatevene una ragione: prima o poi si muore. Ma non sarà LHC ad ucciderci. Rössler sostiene dei 3000 fisici che han lavorato ad LHC solo pochi han fatto i conti (sbagliati) e gli altri gli son semplicemente andati dietro. Invece lui ha rifatto i conti basandosi sulla Teoria delle Stringhe (tuttora priva di conferma sperimentale) e sostiene che i buchi neri non si auto-consumeranno, si allargheranno sempre più fino a consumare tutto il pianeta. Di momenti simili di panico se n'è già visti, uno per tutti quello che nel 1999 riguardava l'acceleratore di Brookhaven negli Stati Uniti. Sono passati quasi 10 anni e la Terra sembra ancora piuttosto solida. Infine, un esempio pratico: avete messo su una fontana meravigliosa, altissima, con giochi d'acqua spettacolari, chiamando per installarla 3000 tra i migliori idraulici del mondo. Quando state per accenderla arriva un elettricista e vi dice che i vostri idraulici han sbagliato tutto e che secondo i suoi calcoli la vostra fontana vi inonderà casa. Chiedete agli idraulici e vi ripetono che ci han ben pensato prima di costruire e la cosa funzionerà. Non so voi, io accenderei la fontana.

Dopo tutto l'amico Otto fa bene ad essere prudente:


«Ho sempre consigliato a tutti di stare alla larga dai buchi neri perché, una volta dentro, è estremamente difficile tirarsene fuori e conservare l'orecchio per la musica.» (Woody Allen)
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lunedì 8 settembre 2008

Song of the week: 08/09/08

Artista: e.s.t.
Titolo: When God Created the Coffeebreak
Album: Strange Place for Snow
Anno: 2002
Genere: Jazz
Tutto il virtuosismo e l'estro di questo originalissimo trio jazz originario della Svezia che rifugge gli schemi classici del gruppo jazz. Il brano è dominato dal lungo, vorticoso e quasi ipnotico riff giocato interamente sui bassi, suonato all'unisono dalla mano sinistra di Esbjörn Svensson (pianoforte) e da Dan Berglund (contrabbasso), il tutto tenuto insieme dalla sempre frenetica batteria di Magnus Öström. Su questo si innestano note lunghissime, accordi e pause di stampo "mehldau-ish". Assolutamente caratteristica di tutta la produzione del trio è l'alternanza nell'uso del contrabbasso tra dita e archetto. Ad esso solitamente si accompagna l'uso di effetti elettronici, sia sul contrabbasso che sul piano. Dopo la parentesi all'archetto il contrabbasso si slega dal riff, passa all'accompagnamento. Il successivo blocco tematico è un lunghissimo e "jarretiano" solo di pianoforte, prima da solo, poi accompagnato dal trio. Il solo confluisce magistralmente di nuovo nel riff iniziale, su cui successivamente si costruisce una specie di seconda introduzione seguita dal finale. Purtroppo il trio si è dovuto fermare per la prematura scomparsa del front-man Esbjörn Svensson, deceduto in un incidente subacqueo il 14 giugno 2008. Una grave perdita per il mondo della musica, che ha dovuto rinunciare ad un gruppo innovativo e di qualità che stava riscuotendo grande popolarità sia nelle nicchie jazzistiche che sul grande pubblico. Enjoy!


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sabato 6 settembre 2008

Ancora un pò di pazienza

La fisica è un'amante esigente e quindi di recente ho dovuto tralasciare il mio amato blag (cit.). Ne approfitto dunque per allungare la pausa e definire con più precisione gli obiettivi da dare a questo spazio. La fase sperimentale (o se volete di transizione) durerà fino a fine settembre, dopodiché il sito raggiungerà la sua veste e la sua attività stabile e definita
L'unica cosa che riprenderà già da subito la sua piena potenza sarà il SongOfTheWeek, spostato però al lunedì, così da accompagnarvi per una vera settimana.
Allora appuntamento a lunedì 8 settembre per il nuovo SOTW e nel frattempo... non strappatevi i capelli Read more!

venerdì 22 agosto 2008

Song of the week: 22/08/08

Artista: S.M.V.
Titolo: Classical Thump
Album: Thunder
Anno: 2008
Genere: Fusion
Accendete i vostri subwoofer e avvertite i vicini: questa è roba che fa tremare i muri! I tre migliori bassisti jazz viventi, tre decadi del massimo livello bassistico umanamente possibile sono insieme per la prima volta. L'acronimo del nome sta infatti per Stanley (Clarke), Marcus (Miller), Victor (Wooten). Il disco è fruibile per chiunque, grazie ad un sound molto armonico, nonostante la complessità di far lavorare assieme tre bassi, tuttavia un musicista apprezzerà di più cogliendo le non poche finezze tecniche e virtuosismi presenti nel disco. Un bassista potrebbe avere un attacco di cuore, o divertirsi seguendo quale dei tre "eroi" sta suonando cosa in ogni momento. A dir la verità in questo pezzo è piuttosto semplice: ci sono solo Miller e Wooten, il primo suona la melodia guida, il secondo la ritmica sottostante. Infatti, come avrete notato, nel pezzo gli unici due strumenti impiegati sono i due bassi. Sulla struttura c'è poco da dire: essendo una jam session è molto molto semplice. Si tratta di quattro battute in 4/4 ripetute all'infinito con variazioni sul tema e parti improvvisate. Il tema portante, così come la successione armonica è presa praticamente alla lettera dalla prima suite per violoncello di J.S. Bach. Ma questo è solo per darvi un'anteprima di quello che può esser il disco per intero. Davvero incredibile. Enjoy!

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venerdì 15 agosto 2008

Song of the week: 15/08/08

Artista: Kyle Eastwood
Titolo: Letters From Iwo Jima
Album: n/a
Anno: n/a
Genere: Jazz
La pausa vacanziera si è protratta notevolmente più del previsto e me ne scuso. Durante tutto questo tempo, però, ho avuto modo di scovare qualcosa di nuovo e magari non conosciutissimo da proporvi per farmi perdonare. Come al solito mi sono buttato sul mio campo preferito: i bassisti. Questa settimana a farci compagnia troviamo Kyle Eastwood (sì, è proprio il figlio di Clint) affiancato dal chitarrista Michael Stevens in una toccante interpretazione della colonna sonora del film Letters from Iwo Jima. Utilizzando un basso fretless (senza tasti) e la sua esperienza di contrabbassista (rintracciabile soprattutto nei suoi impeccabili glissando), Eastwood ottiene un'espressività notevole nella sua esecuzione, connotata tra l'altro da suoni molto moderni e quasi "wooteniani". Il brano è strutturalmente piuttosto semplice e si articola evidentemente in 2 parti: una prima dove domina la chitarra, costituita da 3 blocchi tematici di 8 battute ciascuno, ognuno ripetuto due volte, con leggere variazioni di cui parleremo poi. Dopo una battuta "ponte", la conduzione passa al basso che ripete i primi due temi, ancora due volte e variati, il secondo all'unisono con la chitarra, per poi chiudere con un piccolo finale in rallentando. Una particolarità del brano si trova nella settima battuta della ripetizione di ogni tema che è in 6 quarti anziché 4 come il resto del brano. Questa variazione, elegantemente amalgamata e impercettibile se non ci si mette a contare, dà un'interessantissima sfumatura ritmica al brano, senza però intaccarne la delicatezza melodica. Enjoy!

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venerdì 1 agosto 2008

Scusate il ritardo

Per cause di forza nucleare l'edizione di questa settimana di SongOfTheWeek slitterà di un giorno.
Come dicono le ferrovie quando ti sopprimono il treno "garantito" e non ti fan partire per altri due giorni, ci scusiamo per il disagio... Read more!

lunedì 28 luglio 2008

W la foca

... che Dio la benedoca! Recitava un vecchissimo semi-proverbio. Beh, forse non ci si allontanava troppo dalla Verità cattolica, come viene espressa nel bollettino del Sinodo Episcopale del 2005 sull'Eucarestia. Qualcuno dirà errore di battitura, qualcuno dirà laspsus freudiano, qualcuno potrebbe anche dire che la mano che ha fatto questo errore (se è un errore) poteva essere guidata da un'Entità superiore... A voi l'interpretazione! Ah, ovviamente ho verificato, come potete fare voi stessi cercando "salvi" all'interno della pagina vaticana che viene citata in questo video.

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sabato 26 luglio 2008

Brace yourself for censoring

Questo è uno screenshot del sito ryanair.it, non so quanto durerà ancora questa paginata quindi appena l'ho saputo ho fatto la foto e ho cercato di render più visibili possibile ora e data. In caso non riusciate a vedere bene, c'è Bossi che mostra il medio contornato dalle scritte "Il ministro Bossi ai passeggeri italiani" in alto e a destra "Il governo supporta le alte tariffe di Alitalia, i frequenti scioperi di Alitalia, se ne frega dei passeggeri italiani". Se per voi qualche parte è inesatta avvisatemi. Intanto, però, scatta la censura di regime (tutte le citazioni sono da Repubblica): «il sottosegretario al ministero Infrastrutture e Trasporti Roberto Castelli ha annunciato che verificherà "se questa sorprendente presa di posizione sia compatibile con l'attività di operatore della compagnia negli aeroporti italiani". Ryanair, secondo Castelli, si comporta "più come un partito politico che come un'azienda"». Il ministro Matteoli sostiene invece che il messaggio (quello di Ryanair, non quello di Bossi, ndr) è talmente volgare che «le scuse non sarebbero sufficienti» e Borghezio parte con un'interrogazione parlamentare a Strasburgo. Insomma, se critichi il governo sei un partito politico, se sei un'azienda che critica il governo non è detto che tu possa operare ancora in Italia. Questo è particolarmente grave perché Ryanair è un privato così come sono privati i gestori degli aeroporti italiani. Alla faccia del liberismo! Detto questo, molta della volgarità della pubblicità è data dal gesto di Bossi, rivolto in origine all'inno di Mameli (molto meglio no?) e io sinceramente non ho trovato inesattezze nel messaggio: Alitalia è un'azienda che non funziona e che nel sistema liberista che tanto piace al Partito avrebbe dovuto morire molto tempo fa (come swissair e tante altre). Invece il governo la tiene in vita e la supporta, con tutti i suoi disservizi connessi. Ovvero, Ryanair ha ragione. Dopo quella storia sugli intercontinentali, questi irlandesi mi son sempre più simpatici!
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venerdì 25 luglio 2008

Song of the week: 25/07/08

Artista: Jaco Pastorius
Titolo: Fannie Mae
Album: Invitation
Anno: 1983
Genere: Jazz-Blues
Per mescolare tante cose e ottenere un buon risultato, devi o saper bene dove vuoi arrivare oppure essere fatto. Pastorius probabilmente rispondeva ad entrambi. Il pezzo è un classicissimo blues in 12, originariamente pubblicato nel 1959 da Buster Brown. Come sempre quando si parla di Pastorius, la struttura tematica e metrica del pezzo passa in secondo piano, surclassata dall'originalità della ricerca sonora, dalle scelte di arrangiamento e dalle ritmiche. La composizione della band è infatti estremamente fantasiosa e dà un sound tipico alla produzione di Jaco. La sezione di fiati è nutritissima e composta da Randy Brecker (tromba) e Bob Mintzer (sassofono) sostenuti da un'orchestra di ben 14 elementi. A fianco di questi troviamo Othello Molineaux alle steelpans, grande amico di Pastorius e immancabile collaboratore in tutta la sua carriera da solista, contribuendo con il suo peculiare strumento a definire il sound di Pastorius. Guest star è il grande armonicista Toots Thielemans, che qui contribuisce con un ottimo solo, pur essendo anche lui "fuori posto" in una formazione tradizionale che conti una big band da 16 fiati. La sezione di percussioni è data da due mostri sacri come Peter Erskine alla batteria, già membro dei Weather Report e Don Alias alle congas, altro collaboratore fisso di Jaco (era il percussionista in Donna Lee). Gli intrecci ritmici dei due creano la base ideale per le acrobazie di Jaco che riesce a trasformare in lavori da solista anche gli accompagnamenti, suonando sempre qualcosa di originale, personale e il più delle volte molto complesso, pur rimanendo assolutamente perfetto nei tempi, senza uscire dall'armonia e senza prevaricare il solista di turno. Questo suo modo di suonare cambierà la vita e la concezione della musica ai più grandi bassisti delle generazioni successive (Marcus Miller, Victor Wooten, John Patitucci, tanto per far qualche nome). Senza dubbio il miglior bassista mai visto. Ciliegina sulla torta: qui si cimenta anche nel canto! Enjoy!


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