lunedì 27 luglio 2009

Monthly Featured Artist: Stevie Ray Vaughan

Luglio - Agosto 2009
STEVIE RAY VAUGHAN


L'artista scelto per questo mese è Stevie Ray Vaughan (1954-1990), chitarrista rock-blues statunitense. Il suo lavoro più noto è quello con i Double Trouble.
Sito ufficiale: www.stevieray.com
Wikipage: en.wikipedia.org/wiki/Stevie_Ray_Vaughan

Nativo del Texas, Stephen Ray Vaughan imparò la chitarra da autodidatta con suo fratello maggiore Jimmie ispirandosi ai "re" del Texas Blues, Albert King e Freddy King. Quando poi il fratello gli spedì un'incisione di Purple Haze di Jimi Hendrix rimase folgorato. L'influenza di Hendrix è assolutamente evidente in tutta la produzione di Vaughan: dalla stratocaster al formato Power Trio della band con voce/chitarra, basso e batteria fino alle continue citazioni e cover presenti in ogni suo album.
Nonostante una carriera piuttosto lunga, il suo lavoro più importante inizia quando viene scoperto da John Hammond, il più grande talent scout della storia del rock (da Dylan a Springsteen). Nel 1983 pubblica Texas Flood, seguito da Couldn't Stand the Weather con al suo fianco il batterista Chris Layton e il bassista Tommy Shannon. La produzione di Vaughan è caratterizzato da un suono tagliente ed aggressivo, grande tecnica e velocità, testimoniata dai riff brucianti con cui apre gli album.
Benché abbia fatto abbondante uso di droghe e alcool si è disintossicato ed è tornato a suonare. SRV muore in un incidente aereo nel 1990: al termine di un concerto di beneficienza si sentiva stanco e ha chiesto ad Eric Clapton di lasciargli il posto sull'elicottero che li doveva riportare all'hotel. Per le cattive condizioni meteo e l'inesperienza del pilota quell'elicottero si è schiantato su una collina.

Video: Scuttle Buttin



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Aspettando il nuovo artista

Mentre rimedio a questo ritardo sulla pubblicazione dell'artista di questo mese che arriverà domani, beccatevi (o ribeccatevi) questo




Perché io in fondo a McCartney gli voglio bene
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domenica 19 luglio 2009

Un nuovo mito

Non me ne vogliano i Beatlemaniaci, ma quest'uomo è appena diventato il mio eroe!

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venerdì 10 luglio 2009

Piccolo Grande Schermo: Full Monty

Full Monty
Regia di Peter Cattaneo
Commedia, GB 1997
Giudizio complessivo: 8.0/10
In tempi di crisi (non questa, un'altra), sei disoccupati di acciaieria si danno allo spogliarello
per guadagnare il minimo indispensabile.


La trama di questo film si potrebbe, in effetti, riassumere così. La forza del film, infatti, non è nella trama ma nei suoi incredibili personaggi e nella loro umana realtà. Una realtà che nel 1997, come oggi, non era poi così pubblicizzata. Ma il film, come tutta la produzione cine-televisiva britannica, non fa mistero dell'esistenza dei normali e pure dei brutti. Gli spogliarellisti di Full Monty non sono depilati palestrati lisci e sodi surfisti californiani, sono vecchi, sono pelle ed ossa o sovrappeso, sono bianchicci e flaccidi, insomma sono veri. E probabilmente questo è il motivo dell'enorme successo di questo film. Il tutto condito con una vena ironica ispiratissima da parte degli sceneggiatori, testimoniata da un paio di scene storiche: Dave che si avvolge nel domopak per sembrare più magro mentre mangia un Mars e il gruppo che fa le prove del balletto durante l'attesa per l'assegno di disoccupazione (che sta qui sopra). Davvero epiche. Nonostante il tema, il film non è mai volgare: l'ha visto pure mia nonna. E ha riso tantissimo.
Per concludere, un invito più esplicito all'osservazione: film e telefilm europei ed inglesi in particolare sono popolati di gente tra il normale e il brutto, come è la nostra vita. Le produzioni americane no. Pensate a CSI: detective, testimoni, vittime, colpevoli e perfino i dipartimenti di polizia sono tutti belli. Mi è stato anche detto che gli statunitensi comprano i diritti per serie britanniche per rigirarle con un cast più piacente e mandarle in onda negli states. Notevole.

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lunedì 6 luglio 2009

Music Addicted: 461 Ocean Boulevard


461 Ocean Boulevard
di Eric Clapton
Rock-Blues
Polydor 1974
Giudizio complessivo: 9.5/10

Il primo disco di Eric Clapton dopo la disintossicazione dall'eroina è un capolavoro, un album ragionato e sereno, ma ricco di spunti interessanti e con la sempre superba chitarra di Slowhand.

Tutto l'album è permeato dai suoni caraibici con cui Clapton è venuto in contatto durante il suo ritiro a Miami, ne risulta un'atmosfera al limite dello svacco vero e proprio. Abbiamo suoni dolci di chitarra, accattivanti riff rock-blues, ritmi laid-back, organetti reggae, una cover di Bob Marley, la rilassata voce di Clapton, insomma tutto quello che serve a chi vuole una vacanza sulla spiaggia senza tormentoni e tormenti tipici della musica estiva mainstream.
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