Tutti sanno che il clientelismo è sempre esistito, non siamo ingenui, ma non in questo modo così arrogante e mafioso. Al momento sono sospese nel vuoto le elezioni di due importanti figure: il presidente della commissione di vigilanza sulla Rai e nientepopodimenoché un giudice della Corte Costituzionale (quella che deve decidere se il Lodo Alfano sia legale). Il PdL propone per questa carica il nome di Gaetano Pecorella. Senza ridere. Pecorella è un uomo inquisito per favoreggiamento ai terroristi di Piazza della Loggia, quindi a rischio di condanna, è ex avvocato di Berlusconi e, ovviamente, attualmente deputato del PdL. Perciò nella Corte che decide la costituzionalità delle leggi ci sarebbe una persona che quelle leggi le ha votate e che quindi parte estremamente prevenuta (a favore o contro) sulla loro costituzionalità. Nel caso particolare dovrebbe giudicare su un provvedimento, l'Alfano, che protegge il presidente del partito di cui lui stesso è membro (anzi deputato) nonché suo ex-assistito. Facile immaginare quale sia la sua opinione. In un momento in cui si discute e ci si cruccia di leggi ad-personam questa proposta è offensiva quasi quanto la Carfagna alle pari opportunità. Per non ricordare ancora il processo in corso per favoreggiamento. L'opposizione (per modo di dire) che fa? Dialoga. Dialoga tra sé, per un giorno e mezzo, prima di decidere che non si può fare. A questo punto entra l'intimidazione che avevamo già visto ai tempi della vicenda Alitalia: il PdL dice che "il percorso per una nomina alla vigilanza Rai ora si potrebbe fare più accidentato". Perciò velatamente ma chiaramente, come solo Vito Corleone avrebbe saputo fare, fanno capire che o passa il loro uomo o sta ancora tutto fermo. E la colpa sarà solo del PD che non vuole piegarsi. Così come in Alitalia era solo colpa dei sindacati che non volevano accettare il contratto proposto.
Chiudo con una piccola citazione che mi pare sia adeguata ad una riflessione sulla situazione e su ciò che cercano di venderci come democrazia. Pare anche con successo.
Tirannide indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo. -V. Alfieri, Della Tirannide, Libro I
1 commento:
Tra memoria negata, memoria ripudiata e memoria corta, lo schieramento destro della politica italiana ormai non conosce rivali. Chissà, però, se tra le decine di voti che ieri - nel segreto dell’urna per l'elezione del giudice della Corte Costituzionale - sono mancati a Pecorella ci fossero anche le schede di alcuni 'ex missini'...
www.spigoli.info/archives/206
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